ALESSIA BERRA, STORIE FRIULANE SU “IL FRIULI” QUOTIDIANO


ALESSIA BERRA, STORIE FRIULANE SU “IL FRIULI” QUOTIDIANO
Ringrazio Giuseppe Ragogna per il suo gentile invito a partecipare alla Rubrica “Il Viandante” del quotidiano Il Friuli per raccontare Zore Formaggi.
Ecco la pubblicazione:
STORIE FRIULANE
ALESSIA SI LAUREA E TORNA A TAIPANA
TRA I SILENZI DELLE MONTAGNE
ALLEVA UN CENTINAIO DI CAPRE
E CON IL LATTE PRODUCE OGNI BENDIDIO
“Il sole spunta dalle montagne di Zore, nell’alta valle del torrente Cornappo, a due passi dal confine con la Slovenia. Più giù c’è Taipana, il Comune che raccoglie le borgate sparpagliate come coriandoli. Zore è una parola dialettale che significa proprio alba. Per Alessia Berra, quarantenne, è il luogo d’infanzia dove i sogni sono diventati realtà. Mentre tante persone se ne sono andate, lei è ritornata: “Non ho mai accettato di sentir dire che qui non c’è niente. I monti hanno risorse di straordinaria bellezza”. Con in tasca una laurea in Scienze naturali, ha avviato un’attività tutta sua: un allevamento di capre camosciate delle Alpi, una razza che produce latte di qualità. Un regalo di compleanno ha fatto da apripista: tre caprette come segno d’amore per gli animali. Il biglietto non lasciava scampo: “Ora non ti puoi tirare indietro”. Dopo un lungo periodo di gavetta a “Capramica”, a Pinzano, era pronta per attingere ai finanziamenti europei.
Alessia è sorretta non solo da una forte passione, ma anche da un autentico spirito manageriale. Oggi le capre sono più di cento, di cui una novantina “in mungitura” per una produzione di 360 litri di latte al giorno. In poco più di dieci anni, l’impresa è cresciuta. Sono stati creati dal nulla tre posti di lavoro, tanti per una località sperduta tra i monti. La piccola filiera è tutta nelle sue mani: gli animali allevati da maggio a ottobre nei pascoli, poi mantenuti in stalla con fieno biologico; la sala mungitura high-tech; il caseificio per la lavorazione del latte; la vendita diretta. Esce ogni bendidio: dai formaggi classici a quelli affinati in foglie di castagno o nel fieno, dalla ricotta fresca a quella affumicata, dallo yogurt allo stracchino. Sono “pezzi di territorio” che mescolano colori, profumi e sapori della località di Zore che dà il nome all’azienda.
Fare questo mestiere oggi è un atto eroico. Per Alessia la sveglia è all’alba. Non c’è pausa né a Natale né a Pasqua. Ci sono le capre da mungere, il latte da lavorare, la stalla da governare e verso sera va in onda la replica. E c’è sempre la burocrazia in agguato: “A dicembre, nel periodo delle gravidanze, trovo anche il modo di riposarmi. Poi tra gennaio e febbraio ci sono i parti, e si riprende. Mi capita di fare l’ostetrica per gestire i travagli più delicati”. Nasce così un rapporto di fiducia con gli animali, i quali hanno un nome: Bigia, Bianchina, Fiocco di neve. Quella di Alessia è una storia di montagna, che si sviluppa in un luogo “senza tempo”, dov’è forte il legame tra esseri umani, animali e natura. Si intrecciano le esistenze di generazioni. La nonna ha trasmesso a lei i saperi in una prospettiva di evoluzione: l’agricoltura di sussistenza si è trasformata nei nuovi lavori, ricchi di creatività e innovazione.
Giuseppe Ragogna.”

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